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Le Cappelle Campestri

La penombra delle chiesette armoniose che costellano il capoluogo e le frazioni, il silenzio delle cappelle campestri, la suggestione dei piloni votivi e degli affreschi sacri dipinti sulle facciate delle abitazioni private, offrono al visitatore più attento e curioso non solo una vasta gamma di proposte artistiche di notevole spessore storico e culturale, ma anche le tracce di una fede semplice e ricca di profonde suggestioni mistiche.
LA CAPPELLA CAMPESTRE DI S. BERNARDO
Sulla strada che dal capoluogo si dirige verso la frazione Combe incontriamo la stupenda cappella di san Bernardo, di antichissima data come conferma il pregevole polittico affrescato sulla parete absidale; è datato 28 ottobre 1507 e raffigura la vergine col Bambino sulle ginocchia attorniata dai santi Pietro, Bernardo, Giovanni Battista e Antonio abate. Nello scomparto dedicato alla Madonna compaiono alcuni graffiti come questo: "1546 die 31 mai tempesta dissipavit omnia" (Il 31 maggio del 1546 la grandine ha distrutto l'intero raccolto). L'attrattiva esterna si impernia su due piedritti a scarpa assemblati da una volta a botte.
LE CAPPELLE CAMPESTRI DI S. DEFENDENTE E DI S. MICHELE
Furono entrambe edificate nel primo seicento sul vecchio tracciato che dalla strada delle Combe tendeva a Beinette, al fine di ottenere la protezione divina dalle frequenti epidemie di peste e dalle grandinate che ogni anno da decenni devastavano i raccolti. Degni di osservazione sono gli affreschi interni della cappella di san Michele.
LA CAPPELLA CAMPESTRE DI S. SEBASTIANO
E' ubicata all'imbocco della strada provinciale tendente alla frazione Combe, immersa nel verde di un'area pubblica. Di antichissima origine, fu restaurata in varie occasioni come è testimoniato dalla documentazione conservata nell'archivio storico del comune e dalle epigrafi murate sulla facciata..
LE CAPPELLE MADONNA DELLA NEVE E SAN GIOVANNI BATTISTA
La prima è ubicata sulla strada tendente a Pianfei. Il soprannome di "cappella dei barbé" è da attribuire all'attività svolta dal promotore a inizio seicento, un certo Giovanni Valle, chirurgo che aveva il compito di salassare gli infermi. Un grazioso il bassorilievo in ceramica, tipo Della Robbia di Firenze, dal 1929 sostituisce l'antico dipinto raffigurante la Madonna, sfregiato da alcuni colpi di fucile sparati da cacciatori di passaggio. La seconda, posta poco più a monte, è ritenuta assai più antica, anche se nel corso dei secoli ha subìto notevoli rimaneggiamenti strutturali. Sotto alcuni tratti d'intonaco scrostato appaiono frammenti di affreschi cinquecenteschi.
LA CAPPELLA CAMPESTRE DI S. ENDIMIONE
Già citata in un documento del 1320, sul quale compare con la denominazione di un santo Andiomo o Dommione (considerato dalla chiesa uno dei soldati appartenenti alla Legione Tebea), era soprannominata "del lazzaretto", in quanto si collocava a poca distanza dal luogo ove nel corso delle epidemie pestilenziali venivano ricoverati gli infermi o addirittura serviva essa stessa come ospedale. Nelle vicinanze si incontra la sorgente Piasèt, nota sin dalle antichità per il suo potere cicatrizzante delle piaghe. E' stata restaurata a più riprese e non conserva affreschi interni. Luminoso invece il trittico esterno del 1950 raffigurante la Madonna, san Defendente e san Giobbe, opera di Lavalle di Cuneo.
LA CAPPELLA CAMPESTRE DI S. ROCCO
E' collocata alle soglie dell'abitato in direzione di Certosa. Sulla facciata compare un affresco del tardo quattrocento, purtroppo mutilato da grossolani lavori di restauro, raffigurante il Cristo in alto e la Madonna attorniata dai santi Antonio abate, Rocco, Sebastiano e Giovanni Battista.
LE CAPPELLE MADONNA DEI BOSCHI E MADONNA DELLA NEVE (ARDUA)
La prima sorge a pochi passi dal monastero dei certosini e pare sia stata da loro stessi commissionata intorno al 1630, come conferma l'affresco esterno raffigurante tra l'altro san Brunone, fondatore dell'ordine.
La seconda, che si erge sulla collinetta di Ardua, secondo alcuni storici fu edificata dai certosini sulle rovine di un accampamento saraceno. E' stata interamente ricostruita più volte e contiene un quadro a olio del pittore Alfonso Morgari.